[perlage]
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Perlage: termine francese di facile traduzione! Deriva infatti da perle, ossia perla, e nel mondo dell’enologia serve a indicare l’insieme delle minuscole bollicine di anidride carbonica che si formano nello champagne e nei vini spumanti nel momento in cui la bottiglia viene stappata.
Quando il vino viene versato nel calice, si notano così le file di innumerevoli bollicine che dal fondo del bicchiere risalgono senza interruzione verso la superficie. Le caratteristiche stesse del perlage definiscono la qualità dello spumante o dello champagne che si sta per degustare.
Le bollicine possono essere più o meno fini o grossolane, possono essere più o meno numerose e, infine, la loro effervescenza può durare più o meno a lungo.
Il perlage ideale è quello in cui le bollicine sono fini, numerose e persistenti. Il vino risulta così più fresco al palato, i profumi vengono esaltati e il colore appare brillante e vivo.
Ma attenzione: non bisogna fare l’errore di credere che sia la quantità di anidride carbonica presente nel vino a determinare la migliore o minore qualità del perlage! Il merito infatti va alla struttura stessa del vino. Un vino complesso, ricco di elementi e dotato di buona densità, viscosità e tensione superficiale, sarà un vino in grado di “sostenere” un perlage continuo, con un rilascio graduale di bollicine dopo l’apertura.
Un effetto collaterale – ma tutt’altro che negativo – della presenza di anidride carbonica all’interno della bottiglia è anche la formazione della spuma a coronare il liquido versato. Come il perlage, anche la spuma può essere valutata e definita in base alla sua finezza o grossolaneria e alla sua persistenza o evanescenza. Negli spumanti di qualità, la spuma deve risultare fine e persistente.
Come mai è stato scelto proprio il termine perlage per indicare l’effervescenza dei vini? Facile: le bollicine dei vini spumanti danno al calice quell’eleganza innata che solo la perfezione di un filo di perle sa richiamare!