15 Marzo 2021

Dàme ‘n’ombra de vin!

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Oste, dàme ‘n’ombra! Nell’area veneta è un’espressione dialettale così tipica che ormai è entrata nel parlato comune. L’ombra, cioè il bicchiere, di vino è la doverosa richiesta da fare quando si entra in un bàcaro! Ma da dove nasce questa espressione?

Per chi è nato o ha vissuto nei dintorni di Venezia, non c’è nulla di misterioso. Ma spostandosi un poco dalla Serenissima, quanti sanno a cosa ci si riferisce con il termine “ombra”?
L’ombra de vin è niente di più e niente di meno che il bicchiere di vino da ordinare in osteria, da versarsi a casa, da bere con gli amici.

“Ombra” significa “un pochino” e fa riferimento alla piccola quantità di vino che sta in un bicchiere normale. Una quantità assai modesta se confrontata a quelle contenute in caraffe o boccali, nelle quali si usava servire il vino una volta!
L’abitudine di ordinare, anziché un’intera caraffa, solo un’ombra di vino, da bere velocemente in piedi al bancone dell’osteria, potrebbe davvero essere nata a Venezia alla fine dell’Ottocento, in uno dei tanti bàcari che già popolavano calli e campielli.

Ma perché proprio il termine “ombra”? Da dove nasce?
Le ipotesi sull’origine di questo modo di dire sono tante e vanno ricercate indietro nel tempo. Come per tutte le storie antiche, non è facile risalire alla versione corretta.
Ma quella che sembrerebbe più verosimile racconta che un tempo, a Venezia, le mescite all’aperto si sistemavano all’ombra dei campanili durante le afose giornate estive. In questo modo il vino si manteneva fresco più facilmente e gli avventori affollavano più volentieri i tavolini collocati all’ombra.
La piacevole frescura data dall’ombra e dal vino fece sì che col tempo andare a prendere un po’ di ombra diventasse sinonimo di andare a bere un bicchiere di vino.

E siccome un’ombra tira l’altra e di bàcari ombreggiati ce n’erano molti, ben presto gli osti veneziani si premunirono davanti alla “pericolosità” dei tipici “giri de ombre” serali dei loro concittadini.
Sarebbero nati così i famosi “cichèti”, piccole porzioni di cibo da consumare velocemente tra un bicchiere di vino e l’altro: sarde in saor, crostini con baccalà mantecato, folpetti e nervetti. Tante piccole golosità pensate apposta per riempire gli stomaci e allietare gli animi.

Niente “ombre” disegnate sul tavolo da pittori avveniristici, nessun riferimento alle “ombre” che il vino cala sui pensieri tristi, dunque. Una spiegazione molto più semplice e ancora attuale: cosa c’è di meglio di un bicchiere di buon vino fresco, da gustare seduti all’ombra durante una giornata calda?

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