Le parole che raccontano il vino sono tante, tantissime. E ognuna di loro parla di profumi, sensazioni, terre, origini. Dietro ogni calice, insomma, si nasconde un mondo da scoprire.
Una delle parole con le quali si scontra un amante del vino alle prime armi è bouquet.
Un termine che può apparire fuorviante, perché inizialmente porta a chiedersi: “Cosa c’entrano i fiori con il vino?”. E difatti non è di fiori che si parla, anche se… una somiglianza c’è. Tanto può inebriare, con il suo insieme di profumi, un bel mazzo di fiori, così può fare un calice di vino.
[bouquet]
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Il termine bouquet, calato nel mondo dell’enologia, indica l’insieme dei profumi e degli aromi che il vino acquista durante il suo periodo di invecchiamento.
Una parola tanto semplice quanto articolata, quindi, che racchiude in sé una complessità di sensazioni olfattive che bisogna imparare a riconoscere per poter apprezzare fino in fondo un vino.
Durante l’affinamento (ossia l’invecchiamento) nei diversi contenitori – siano essi in legno, come i barriques, o in materiale inerte, come le bottiglie –, ogni vino sviluppa una propria complessità aromatica, risultato di tanti fattori differenti. Primi fra tutti la tipologia di uve e il loro luogo di coltivazione, ma anche le loro caratteristiche di maturazione in base alla variabilità stagionale.
I risultati che ne derivano sono al contempo costanti (un determinato vino sprigiona sempre alcune determinate sensazioni olfattive) ma variabili (la stessa tipologia di vino acquista una complessità aromatica differente a seconda della regione geografica o dell’annata in cui è stato prodotto).
Il bouquet dei vini è capace di risvegliare la memoria olfattiva di ognuno, stimolando innanzitutto la ricerca di profumi che ciascuno di noi è in grado di riconoscere. Accanto ai più tipici profumi fruttati (ciliegia, mela, frutta esotica…), ci sono i profumi speziati (noce moscata, cannella, chiodi di garofano, pepe…), quelli floreali (biancospino, rosa canina, violetta…) e quelli erbacei (erba appena tagliata, fieno…).
Ma c’è anche chi, frugando nella propria memoria, arriva a identificare sentori… molto poco vegetali. Ed ecco che, tra i grandi sommelier, c’è chi ha avanzato descrizioni contenenti sentori di cipria, canfora o, addirittura, figurine Panini!
Il percorso di conoscenza di un vino comincia proprio dai profumi che sprigiona. Ma attenzione: gli aromi che si colgono all’apertura di una bottiglia possono differire, anche di molto, da quelli che è possibile identificare dopo un certo lasso di tempo. Ad esempio, lasciar decantare un vino, favorendone l’ossigenazione, permette al bouquet di esprimersi a pieno.
Il nostro consiglio? Per valutare il bouquet di un vino, chiudete gli occhi e non abbiate fretta. Prendetevi il giusto tempo per farvi avvolgere dai profumi e riportare alla mente i vostri ricordi sopiti.