Il termine francese sommelier affonda le sue origini nell’antichità, derivando dal latino ‘sagmarium’, termine che indicava colui che aveva il compito di occuparsi dell’approvvigionamento di vino, acqua e cibo e del loro trasporto con le bestie da soma (in latino ‘sagma’). Da sagmarium si passò all’italiano settecentesco ‘somigliere’ e da esso al provenzale ‘saumalier’ (cioè “conduttore di bestie da soma”), per giungere infine al contemporaneo ‘sommelier’, adottato ormai a livello internazionale, così come molti altri termini enologici francesi.
Ai giorni nostri, il sommelier è una figura professionale altamente qualificata, addetta alla gestione di una cantina e, soprattutto, all’assaggio dei vini e al wine pairing. Il compito – o meglio, il talento – del sommelier è quello di riconoscere le caratteristiche intrinseche di un vino e saperle abbinare alle pietanze.
Non si tratta, quindi, di un “semplice” degustatore o di un enologo, e il suo posto non è (solo) in cantina, bensì in sala. Ristoranti, alberghi ed enoteche che ricorrono a questa figura professionale guadagnano prestigio, perché il servizio che rendono alla clientela acquista un valore aggiunto.
Grazie al sommelier, si avranno in tavola non solo ottimo cibo e ottimo vino, ma molto di più. La capacità del sommelier infatti è quella di proporre degli ottimi abbinamenti, così che i clienti possano vivere un’esperienza gustativa completa e di livello superiore.
Sulle spalle dei sommelier poggiano sempre grandi aspettative. La loro conoscenza dei vini e la capacità di riconoscere le qualità uniche di una bottiglia fa sì che molto spesso ci si affidi a loro ciecamente per l’abbinamento con una pietanza. E bisogna riconoscere che spesso il consiglio del sommelier può risultare davvero determinante per esaltare il pieno potenziale di un piatto!